Artista visiva e architetto-urbanista, Francesca Fiaschi ha utilizzato i filati Harmony e Feeling di Tollegno 1900 per la sua opera Zones d’ambiguïté – Couleur et perception altérée à travers papier et textile” presentata alla XV Florence Biennale

Anche due filati iconici di Tollegno 1900 – Harmony e Feeling – hanno preso parte alla XV Florence Biennale (18-26 ottobre) grazie all’opera realizzata fa Francesca Fiaschi, artista visiva e architetto urbanista, dal solido percorso formativo.

Francesca, quali sono le tappe del tuo personale percorso formativo e creativo che ti hanno portato a realizzare un’opera per la Biennale di Firenze?

Il mio percorso unisce la formazione architettonica e artistica in Italia ad esperienze di lavoro e ricerca in Africa, Asia e Nord America. L’influenza di questi contesti si riflette nella mia produzione, dove i colori locali e i paesaggi naturali e urbani si trasformano in trame urban e forme astratte. Mi lascio guidare dal colore: che sia molteplice o ridotto a contrasti binari, è sempre il cuore del mio lavoro. Da lì nascono le forme, le texture e la scelta sia di materiali, come carta, legno, intonaco, tela e filati, sia di pigmenti, che spaziano dall’olio all’acquerello, dall’inchiostro ai colori digitali, fino a quelli ricavati da spezie come caffè, curcuma, paprika e zafferano.

Il viaggio è dunque essenza del tuo percorso…


Esattamente. Nel 2014 infatti mi sono trasferita a Montréal. Qui ho iniziato a lavorare come illustratrice, per poi avvicinarmi alle tecniche di stampa e serigrafia, che mi hanno aperto la strada a una pratica più ampia, capace di intrecciare arti visive, artigianato e design. La mia formazione in architettura e il PhD in urbanistica in Canada mi hanno insegnato ad affrontare la complessità con metodo, trasformandola in soluzioni concrete. Questo approccio entra anche nel mio lavoro artistico: l’analisi cromatica guida la scelta dei materiali e il dialogo con gli artigiani, ma dentro questa struttura razionale trova spazio l’intuizione, che dà forza e unicità a ogni opera.

Un ulteriore step della tua evoluzione è rappresentato dal CVD, Il Color Vision Deficiency…

Si, soprattutto negli ultimi anni mi sono concentrata sulla Color Vision Deficiency (CVD), per creare opere leggibili anche in condizioni di visione alterata. Oggi la mia ricerca sulla composizione cromatica coinvolge l’artigianato tessile, con materiali come cachemire, seta, lana, cotone e acrilico, spingendo il colore oltre la superficie, verso un’esperienza che è insieme visiva e tattile.

In questo “viaggio” di crescita rientra anche la partecipazione alla Biennale che si è svolta a Firenze a fine ottobre. Qual è il nome del progetto che hai sviluppato?

Il progetto si intitola Zones d’ambiguïté – Couleur et perception altérée à travers papier et textile (2025). In Italiano é stato tradotto in “Zone di Ambiguità”, un’opera di Fiber Art che nasce da studi cromatici su carta giapponese e prende forma nel tessile, realizzata su canvas in cotone 100% attraverso la tecnica del tufting ad aghi con lana merinos extrafine, cashmere e seta, filati italiani di Tollegno.

Cosa ti ha ispirato nella sua realizzazione?

Zones d’ambiguïté nasce dall’idea di indagare come lo stesso colore, applicato su materiali diversi, possa trasformare la percezione e modificare il modo in cui leggiamo le forme. La composizione mette in dialogo carta giapponese e tessile: grazie a variazioni di densità, intreccio e rilievo in lana merinos extrafine, cashmere e seta, il colore diventa materia, rivelando sensazioni visive e tattili differenti. L’uso del nero assoluto, che cancella le texture, introduce zone dove la percezione diventa incerta e scompare del tutto. L’opera include fin dall’inizio anche la dimensione della visione daltonica protanopica (deficit rosso-verde). Nei coni ottici, i colori sono traslati nei valori percepiti da chi vive questa condizione, offrendo una lettura alternativa delle forme e generando così l’ambiguità che dà titolo al lavoro. Un QR code accompagna l’opera e apre l’accesso a uno spazio virtuale, dove l’intera superficie può essere esplorata in chiave protanopica: un’esperienza immersiva che mette a confronto la percezione reale e quella alterata.

Se dovessi spiegare la tua opera ad un visitatore della Biennale come la spiegheresti?
È un’opera tessile che lavora sulla percezione del colore.  A prima vista sembra un dialogo tra forme geometriche e materiali pregiati, ma in realtà rivela che non tutto ciò che noi percepiamo in un modo è “letto” allo stesso modo da altri. Nell’opera alcune aree integrano la visione daltonica, mostrando come lo stesso colore possa cambiare significato a seconda dello sguardo. Il QR code accompagna l’opera e apre a uno spazio virtuale dove l’intera composizione può essere vista con occhi protanopici. Non si tratta di uniformare le percezioni, ma di prendere coscienza delle differenze e fare del nostro meglio per includerle.

Tra i filati usati hai scelto due prodotti iconici di Tollegno 1900. Come sei entrata in contatto con il brand?
Attraverso una ricerca mirata sui filati italiani di eccellenza. Sono una ricercatrice e non mi é stato difficile verificare che Tollegno 1900 rappresenta tutto questo: una filiera che unisce innovazione e tradizione, perfetta per trasformare il colore in materia.

Quale filato di Tollegno 1900 hai scelto per realizzarlo e perché?

Ho scelto principalmente Harmony, 100% extrafine merino wool. La sua regolarità e compattezza mi hanno permesso di controllare con precisione densità, intreccio e altezza del vello nel processo di tufting, garantendo stabilità e uniformità cromatica. La decisione è stata guidata anche dall’ampia gamma di colori già disponibile nella cartella Tollegno 1900, che mi ha consentito di sviluppare le variazioni desiderate senza interventi aggiuntivi.

Hai optato però anche per un secondo filato…

Ho integrato in parte anche Feeling, una miscela di 70% merino extrafine, 20% seta e 10% cashmere. In questa combinazione ogni fibra svolge un ruolo specifico: la lana merino assicura compattezza e regolarità strutturale, la seta conferisce luminosità e intensità cromatica, mentre il cashmere aggiunge morbidezza e finezza tattile. L’accoppiamento dei tre materiali produce un filato equilibrato, capace di esaltare sia la resa sensoriale sia la brillantezza dei contrasti cromatici.
L’uso combinato dei due filati ha reso possibile un equilibrio tra controllo tecnico, profondità cromatica e qualità sensoriale, trasformando il colore in materia viva, come da intenzione iniziale. Un risultato che devo anche al know-how e alla qualità di Tollegno 1900.

Quali caratteristiche proprie del filato si sono dimostrate funzionali alla realizzazione del tuo progetto artistico?

Le caratteristiche che hanno fatto davvero la differenza sono state la compattezza, la regolarità e la resa cromatica uniforme del merino extrafine di Harmony, che mi hanno permesso di lavorare con precisione millimetrica su densità, intreccio e altezza del vello. Questo controllo era fondamentale per tradurre le variazioni cromatiche in variazioni materiche, senza perdere leggibilità nel disegno.
Nel caso di Feeling, invece, la combinazione con seta e cashmere ha aggiunto morbidezza e brillantezza, permettendo al tessile di restituire non solo il colore, ma anche una qualità sensoriale più ricca. La luce reagisce in modo diverso sulle fibre, e questo ha rafforzato i contrasti cromatici e le sfumature che volevo ottenere. Insieme, queste proprietà hanno reso possibile un equilibrio tra rigore tecnico e percezione, trasformando il filato in un vero e proprio strumento espressivo.

Stai già lavorando ad altri progetti di cui vuoi spoilerare qualche dettaglio?

Sì, sto già lavorando a nuovi progetti. Al momento porto avanti analisi cromatiche su supporti differenti, con i filati come medium principale. Ogni filato ha una propria texture e ne genera di nuove nel processo di tessitura: mi interessa osservare come il colore si trasformi in relazione a queste variazioni materiche e come ciò influenzi la percezione. Sto inoltre studiando nuove cromie concepite per rispondere a condizioni di visione alterata. Vedremo presto dove porterà questa ricerca: di certo Tollegno 1900 resta nei miei pensieri anche per i miei prossimi progetti, e non posso che ringraziarli per la qualità dei filati messi a disposizione.

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