Classe 1919, Mari Lai, originaria di Ulassai, ha fatto della tematica del filo il centro delle sue creazioni tese a sottolineare l’importanza del legame tra la tradizione sarda e l’arte contemporanea. La vita è infatti per l’artista un insieme di relazioni da tessere ed una trama di fili tesa a generare armonia tra le persone. Accade così che nelle sue opere, realizzate su grandi tele bianche o colorate, frammenti di fili si trasformino in tracciati che ricordano l’inchiostro su un foglio bianco. Tra le sue tele più note, da ricordare sono “Lenzuolo” – grande lenzuolo scomposto in sezioni di altri piccolissimi pezzi di stoffa rettangolari a loro volta divisi da diverse pieghe realizzate da cuciture nere filiformi che fluttuano sullo sfondo bianco – e “Tela cucita”. Nell’opera, che riassume la sua esperienza artistica, la tela si compone di tre fasce di tessuto: la prima in stoffa monocroma; la seconda di lana decorata con la pavoncella (tipico motivo sardo, simbolo di fertilità) e la terza in un tessuto più scuro per conferire profondità alla realizzazione. Ad ogni fascia corrisponde un significato: la prima indica il mondo globale, la seconda il mondo locale e la terza il mondo universale. A legarle, anche simbolicamente, ci pensa un sistema di fili di lana che, come orditi da un filo di telaio sospeso, uniscono mondi separati.