26/02/2021
Filati, T Network
Tempo di bilanci per il settore della filatura italiana che approccia il 2021 con un pesante fardello lasciato dall’anno precedente. Uno studio da un pò di numeri per capirne di più

La pandemia ci ha messo il carico da 10, ma la situazione non era comunque rosea nemmeno pre Covid—19. Il Virus ha ulteriormente impattato sulla produzione di aziende specializzate in filati lanieri, cotonieri e linieri che, subendo un sensibile rallentamento, hanno visto anche il loro fatturato calare.

Stando alle stime del Centro Studi di Confindustria Moda per Sistema Moda Italia (SMI) il settore ha subito un contrazione complessiva del 22.7%: a fare i conti con un andamento negativo sia la filatura laniera, che rappresenta oltre l’80% sul fatturato totale,  sia le filature cotoniera e liniera. Ad influire sulle cifre è stato anche l’indebolimento delle quotazioni della materia prima: se, infatti, l’indice Awex Eastern della lana dopo il -10,5% del 2019 è sceso del 31,5% (2020), l’indice ‘A’ del cotone è invece diminuito del -10,0% nel 2019 e ha raggiunto un -9,2% nel 2020. Il tratto meno si legge anche nei dati legati all’export ( -19,4%), all’import (-29,0%) e al mercato interno che registra una flessione del 29,1%.

Nessun sorriso per le esportazioni di filati lanieri cardati e pettinati (-25,9% e -24,4%), di filati chimico-lana (-10,9%)e dell’aguglieria (-1,8%). Cotone a -20,9% e lino a -19,7% non risollevano le sorti di una situazione chiaramente complessa. A pagarne – direttamente e indirettamente – uno scotto sono state anche le risorse umane nonostante l’ampio ricorso agli ammortizzatori sociali: le filature laniere hanno registrato una contrazione degli addetti nel primo trimestre del  -4,6%, nel secondo del -5,5% e nel terzo del -4,3%.

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