Come avrebbe commentato Macchiavelli il periodo storico che stiamo vivendo? Dal suo “Il Principe” si possono trarre dei suggerimenti utili anche in epoca di globalizzazione e post pandemia? A detta di Matteo Minà, giornalista e docente di moda, ma soprattutto autore del recente “Macchiavelli Social” (Vallecchi Firenze, 2021), scritto a quattro mani con il collega giornalista Filiberto Passananti, la risposta non può che essere affermativa.
Proprio citando il suo ultimo libro “Macchiavelli Social”, edito a distanza di qualche anno dell’altro suo volume “Il Galateo del Terzo Millennio” (Guido Tommasi Editore, 2017), come avrebbe commentato la stagione che stiamo vivendo l’autore de “Il Principe”?
Nello stesso modo in cui lo avrebbe commentato 500 anni fa, quando in esilio a San Casciano in Val di Pesa (Firenze) scrisse Il Principe. In tanti anni nel Belpaese non è mutato nulla, ma si continua nell’arte di modificare tutto per non cambiare niente.
Alla luce di questo “immobilismo”, ma rispetto anche alla sua esperienza nello scrivere questo libro, quali indicazioni presenti nel testo di Machiavelli potrebbero essere utili all’uomo contemporaneo per affrontare questo periodo storico così complesso?
Il suggerimento ci è venuto dai tanti italiani che abbiamo coinvolto per rispondere ai tweet-pensieri di Machiavelli. Un noto imprenditore, ad esempio, ci ha detto che le regole dettate ne “Il Principe” sarebbero utili anche ad organizzare una moderna azienda. Ma c’è chi è andato ben oltre, come un professore universitario che ha indicato le idee del politologo fiorentino come valide per una migliore gestione della globalizzazione.
Un libro trasversale dunque, che si presta a molteplici livelli di lettura….
La finalità di questo libro, la cui idea è nata nei giorni del primo lockdown quando come tutti gli italiani ho attinto dalla libreria di casa rileggendo testi di tutto rispetto proprio come “Il Principe”, é duplice: trasmettere ai giovani le conoscenze e i valori della storia, perché chi non ricorda gli errori del passato è costretto a ripeterli e, in parallelo, farli appassionare alla buona politica parlando il loro linguaggio, utilizzando cioè le tecniche dei social network. Innegabile però che la nostra ambizione sia anche quella di far “ripassare” ai politici l’opera principale del celebre Segretario fiorentino. Purtroppo molti di loro non lo hanno letto o lo hanno dimenticato nonostante spesso lo citino a sproposito. Conoscendolo, invece, si potrebbe avviare un dibattito sull’attualità fortemente contemporaneo, seppur partendo da un pensiero rinascimentale che ha però saputo attraversare i secoli.
Dibattito che non potrebbe prescindere dalla “lettura” della fase che stiamo vivendo. Da addetto ai lavori, avendo il polso del mondo delle filature, scrivendone, quale la sua visione in merito al post pandemia?
Nel segmento della maglieria di alta gamma, il nostro Paese ha confermato il suo ruolo di leader internazionale, tanto che le filature italiane sono riconosciute come aziende sempre più strategiche per la filiera. Basti pensare al crescente e costante interesse tra i fashion brand per la maglieria, ma anche all’innovativo modello di business proposto da queste realtà, tra sperimentazione e sostenibilità. E Tollegno 1900 ne è un chiaro esempio: ad ogni fiera di settore presentate sempre molte novità che fanno dell’innovazione e della sensibilità per la tutela ambientale il loro focus.
Se per Tollegno 1900 gli investimenti in innovazione e sostenibilità sono da sempre un atout, su cosa stanno puntando maggiormente le aziende del settore filati in questa fase di ripartenza?
Come nel caso di Tollegno 1900, i maggiori investimenti si stanno concentrando proprio su sostenibilità, ricerca del prodotto e servizio al cliente. Ma baricentrico si è rivelato anche lo storytelling per includere l’anello a monte, quindi il comparto delle filature, nel racconto di filiera.
In questo panorama di evoluzione, ci sono delle criticità con cui le aziende si trovano a fare i conti che potrebbero limitarle fortemente?
L’aumento del costo delle materie prime e soprattutto dell’energia sono un problema innegabile, le cui ricadute si sentono su molteplici livelli. Ma anche la difficoltà di reperimento delle stesse materie prime e l’incremento dei prezzi dei trasporti non sono da sottostimare.
Riprendendo Macchiavelli: “Non c’è nulla di più difficile da gestire, di esito incerto e così pericolosa da realizzare dell’inizio di un cambiamento”. Gli ultimi 2 anni hanno imposto una sostanziale revisione dei paradigmi, che ha avuto però il merito di accelerare progetti “sospesi” da tempo. Lei ne ha qualcuno nel cassetto a cui dare luce?
Sì e ci stiamo già lavorando: far conoscere alle nuove generazioni un’opera del molto discusso Giovanni Boccaccio.