Un filato di lana e lino di Tollegno 1900 è stato tra i protagonisti di una sperimentazione realizzata all’interno del corso “Color Science and Sustainability – Master Collection Design” al Polimoda di Firenze. Capo fila del progetto, consistente nell’applicare al filato una tintura naturale con piante tintorie, è Paola Barzanò, non solo docente dell’Istituto Toscano, ma anche consulente di tinture naturali e sostenibili da piante tintorie e pigmenti minerali, artigianali e industriali applicati alle fibre tessili di origine naturale.
Cosa si propone questa sperimentazione?
Due le finalità che sono alla base di questo progetto: da una parte promuovere la conoscenza della storia del colore prima della scoperta delle molecole sintetiche e della possibile esecuzione in scala industriale della tintura naturale; dall’altra implementare la capacità di creare i propri colori e di accostarli.
Questa progettualità ha riguardato anche un filato di lana e lino di Tollegno 1900. Perché la scelta è ricaduta su questo prodotto?
In primis perché conosco la qualità dei filati di Tollegno 1900 da lungo tempo perché per 20 anni ho prodotto una piccola collezione di maglieria donna sostenibile. La scelta di quello che è stato oggetto della nostra sperimentazione è innanzitutto frutto della sua composizione, mix di fibre sia di origine vegetale, come il lino, che animale, la lana. Il colore naturale, infatti, ne esalta le proprietà di lucentezza e di intensità dei toni, producendo un effetto chine molto interessante, capace di valorizzare ulteriormente la mano corposa del filato.
Come definirebbe i risultati ottenuti?
Sicuramente molto interessanti e capaci di incuriosire e stimolare soprattutto i futuri fashion designer che, dall’esperienza con i colori e le fibre naturali, possono trarre ispirazione per creare qualche cosa di sorprendente. Non è un caso, infatti, se alcuni di loro scelgono di sviluppare il loro progetto di studio unicamente in questa direzione.
In termini futuribili, ci sono delle evoluzioni per questo progetto o state sviluppando nuovi canali di studio?
Siamo sempre aperti a nuove sperimentazioni, agevolate dalla costante evoluzione dei blend con fibre naturali. In particolare stiamo lavorando ad un progetto che avrà come protagonista la canapa e le sue possibili mischie.
Il fattore sostenibilità rimane dunque baricentrico. Può esistere a suo giudizio un sodalizio con la scienza?
Ritengo di si, perché l’approccio alla scienza, per vocazione analitico, conoscitivo, storico e tecnico, può avere un taglio anche sostenibile. La comparazione tra i procedimenti di tintura industriale convenzionale e quella naturale, permette infatti di fare scelte consapevoli valutando i pro e i contro sulla base proprio della sostenibilità.
Sostenibilità che è elemento fondante anche del corso da lei tenuto al Polimoda di Firenze. In cosa consiste esattamente?
Si tratta di un percorso di conoscenza del colore, dalla sua percezione alla pratica di laboratorio con le tinture naturali sino all’analisi di massima di quelle convenzionali. Attraverso la tintura di tessuti e filati gli studenti sperimentano il colore imparando a comporlo in infinite varianti.
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