Recuperare delle tecniche di tintura e di stampa che affondano le radici nella notte dei tempi, ritrovando quel sapere artigianale tenacemente italiano capace di trasformare ogni realizzazione in un’opera d’arte. L’essenza della Tecnica Manuale di Stampa che Loredana Giovannini porta avanti da oltre 30 anni sta tutta qui. Capi d’abbigliamento realizzati con fibre naturali nobili, come lana merino e cashmere, si convertono in tele su cui dipingere quadri e dar forma a visioni ed emozioni.  Se pennelli, rulli e aerografi diventano gli strumenti dell’immaginazione, la natura e l’infinita gamma delle sue tonalità ne sono la principale ispirazione. Più di una semplice metodica di lavorazione, la tecnica che Loredana e il suo staff continuano a perfezionare  all’interno del Laboratorio Fucina Colore di Tintoria Emiliana è una fucina di creatività che fa del laboratorio aziendale un bottega “d’arti e mestieri” in cui anche le professionalità più tecniche lasciano spazio al loro talento artistico.
“Credo fermamente che il futuro debba partire dal riportare alla luce delle abilità che negli anni si sono dimenticate o sono state messe in un cassetto e che, invece, definiscono appieno la nostra italianità per attitudine ed estro. Questo non significa mettere alla berlina tecnologia e innovazione  ma, al contrario, utilizzarle per migliorare il nostro saper fare. A guidare sono testa, cuore e mani, perché proprio come pittori lasciamo che siano loro, mosse dalla nostra sensibilità estetica oltre che emotiva, a spargere il colore sui filati di maglie, cappotti, sciarpe..”. Dagli outfit per il guardaroba a quelli per l’home interior il passo è breve, ma i tempi non sono ancora maturi. “Utilizzare questa tecnica per tessuti o filati da usare nell’arredamento è sicuramente interessante: qualche cosa è stato già fatto, ma le possibilità di espressione sono ancora molte”.
Come a dire: tutto è possibile se alla base ci sono competenze tecniche, capacità manuali, visione artistica e voglia di sperimentare.
La premessa però sono le competenze tecniche..
Conoscere i filati, le loro caratteristiche, i punti di forza come i limiti è l’origine da cui partire per un “viaggio” nel nome del colore che porta a valorizzarli, rendendoli non solo singolari, ma anche migliori per la resa finale per morbidezza o piacevolezza al tatto, ad esempio.
Dalla tecnica si passa alla manualità abbinata però all’estetica..
La mano impugna il pennello, il rullo, l’aerografo e la spugna e realizza quadri che suscitano emozioni in cui il colore non è fine a se stesso, ma interprete di un’opera che, anche se replicata, non sarà mai uguale.
E’ questa la vera particolarità della Tecnica Manuale di Stampa?
Questo è uno degli aspetti che ne fanno una metodica d’eccellenza, insieme alla sua capacità di esaltare i filati su cui viene impiegata.
Quali i fili che offrono le rese migliori?
Filati naturali meglio se in purezza: 100% cashmere e 100% lana ad esempio. Ma anche le mischie come lana e lino o cotone e lino sono delle “tele” che danno risultati di valore.
Eccellenza che è il frutto di una serie di passaggi che mixano abilità artigianale e innovazione grazie all’uso di macchinari e dispositivi tech. Diverse sono le fasi in cui si declina questa tecnica. Da dove ci comincia?
Da una premessa di metodo: l’applicazione del colore può essere realizzata non solo a spruzzo con aerografo, ma anche a tavolo usando pennelli, rulli o spugne. Scelto il modo in cui procedere in base alla tipologia di capo, gli step successivi sono pressoché comuni.
Nel caso dell’uso dell’aerografo quali sono gli step?
Dopo aver ingrucciato la maglia, usando spruzzini caricati con diversi colori in base a ciò che si vuole realizzare, si comincia a nebulizzarli creando sfumature diverse a seconda del quantitativo di prodotto usato. Il lavoro così ottenuto viene fatto asciugare a 30° C in un forno o con un apposito sistema di ventilazione. Successivamente si procede alla vaporizzazione a 100° durante la quale il colore viene fissato ma rimane ancora umido così da poter essere eliminato dove è in eccesso. Segue il lavaggio che viene realizzato anche più volte sino a quando l’acqua rilasciata dalla maglia è trasparente.
Un iter che si conclude con l’asciugatura che, se non effettuata correttamente, può portare ad infeltrire il filato o a gonfiarlo eccessivamente.
Esatto: questi due effetti dipendono dal tipo di filato che viene trattato oltre che dall’ accortezza di questa fase di lavorazione. Noi effettuiamo una asciugatura con tambler a culla, una “coccola” che non crea criticità ma al contrario genera un effetto-nuvola finale.
Ogni momento del procedimento utilizza la tecnologia ma in chiave molto naturale, fosse solo per le fibre a cui si rivolge. Per definirlo sostenibile però c’è ancora strada da fare.
La nostra divisione Ricerca sta proprio lavorando in questa direzione. Due gli ambiti di studio: trovare dei colori vegetali che forniscano un finissaggio stabile, cosa che al momento invece non è, e comprendere come rendere più addomesticabile al colore il cashmere riciclato che, ad oggi, manifesta qualche difficoltà a trattenerlo.
In un’ottica futuribile sta lavorando alla messa a punto di nuove tecniche?
Direi piuttosto che questa tecnica è in costante evoluzione vuoi per i filati dove impiegarla, vuoi per le tipologie di colori o anche solo gli ambiti in cui può essere utilizzata.
Il futuro è una tela tutta da colorare, magari seguendo le indicazioni delle stagioni che sono una tavolozza di nuance a cui guardare con attenzione
Lo sapete bene voi di Tollegno 1900 che avete sottoposto alcuni filati della  collezione della primavera 2022 a questa tecnica per creare dei capi molto identitari. La vostra materia prima, sia che si tratti di lana merinos che di cotone, è ideale per sperimentare.