Determinante per il commercio internazionale e per evitare danni economici consistenti, la classificazione dei filati affonda le radici nell’Ottocento per evolvere di “generazione in generazione” e di “paese in paese” confermando così la centralità del suo ruolo. “La questione della classificazione – racconta Marinella Bianco di Acta Progetti referente dell’Archivio Storico di Tollegno 1900 – era di fondamentale importanza soprattutto per le aziende che, complice la confusione legata all’assenza di una graduatoria comune, potevano incappare in pericolosi scivoloni per la loro economia. Si capisce così perché, già nell’Ottocento, si parlava di unificazione delle classificazioni internazionali delle lane gregge e dei tops (pettinato) in grandi categorie. Le distinzioni delle lane erano: merine e incrociate; madricine e agnelline; sucide, saltate, scoured, lavate a fondo; di tosa e di concia; di prima e di seconda tosa; ma anche diversificazioni sommarie da pettine e da carda; da industria e da negozio; per catena, mezza catena o trama. Esistevano, inoltre, una classificazione sud-americana, e in Europa, inglese che prevedeva 12 varietà di lane o tops e si basava sulle possibilità di filatura in base al peso.
Anche i francesi intervennero nel dibattito, stilando una classifica che utilizzava per le lane merino antiche numerazioni in numeri arabi e per le incrociate in romani. Un sistema che però non era applicato in modo omogeneo in tutto il Paese. Una difformità che sussisteva anche in Germania e in Belgio dove erano presenti sistemi complessi ma non adottati pariteticamente sul territorio”. Per cercare di far quadrare il cerchio intervennero gli americani. Il Dipartimento dell’Agricoltura di Washington, dopo molti studi e un accordo siglato con gli inglesi, introdusse un sistema basato su sette gradi relativi al diametro della fibra in modo che ogni campione tipo rappresentasse il diametro massimo corrispondente al rispettivo grado. Si comincio così a parlare di fine, blood, common, braid. La soluzione ebbe però vita breve rimanendo in vigore dall’ I luglio 1826 fino al 30 giugno 1828. A tornare in auge fu allora la classificazione inglese o di Bradford.
“Un problema però continuava a sussistere perché le tabelle rilevate da case laniere e riviste di settore erano comunque discordanti fra loro, come confermato anche dal volumetto “Les termes anglais employés dans l’industrie lanière” pubblicato dalla rivista “Le Nord Textile” che comparava i termini di classificazione delle finezze delle lane usati negli Stati Uniti e in Inghilterra. Ne conseguiva che l’acquisto di una partita di lana basato esclusivamente sulla descrizione fosse rischioso. Gli altri requisiti della lana erano indicati con termini meno numerosi, come conferma per esempio la caratteristica della lunghezza indicata da parole come catena, mezza catena, trama, catena/trama per le lane da pettine e con lane di buona lunghezza, di lunghezza media e corta per le lane da carda. Anche l’omogeneità e la regolarità del vello venivano indicate con espressioni generiche come lane senza difetti, lane con qualche difetto, lane difettose. Tutto questo prova che la finezza, dalle classificazioni più numerose, era un requisito essenziale che influiva anche sul prezzo”.
Che la discussione fosse molto vivace è evidente, tanto che in Italia i campioni-tipo vennero rimessi all’Associazione Laniera perché spronasse gli industriali e i commercianti ad esprimersi in merito. “In questo panorama si staglia la figura di Daniele Schneider che portò con sè dall’Alsazia innovazioni tecniche importanti avendo lavorato in una grande casa costruttrice di macchinari per filatura e pettine nuovi per l’Italia”. Dopo un’esperienza in Veneto come dirigente della Filatura Marzotto, Schneider giunse a Tollegno nel nucleo di filature di Maurizio Sella che contribuì a trasformare in un moderno opificio dotato di 10.000 fusi portati a 36.000 in poco tempo. Divenuto Consigliere Delegato della S.A. Filatura di Tollegno, vice-presidente della Pettinatura Lane di Vercelli, presidente della S.A. Industrie Tessili, commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia e Presidente dell’Istituto Commerciale Laniero, in risposta alla “chiamata” dell’Associazione Laniera presentò la sua proposta.
“L’archivio storico Tollegno 1900 conserva una chicca: un preziosissimo album dei campioni standard con le relative classificazioni, che risale proprio agli anni della questione difficile della classificazione dei filati. Nella sua prima pagina si legge: “Sono i titoli massimi in cui sono filabili le quantità impiegate per l’allestimento dei tessuti e le relative tabelle Merino (AAA, AA, A’, A, AS, AM, AB, ZS, ACS, B); e Croisés (AC, AXS, AX, BXS, BX, CXS, CX, DX, EX). Segue in greggio e in colorato. I numeri stampati su ciascun tipo di tessuto indicano il titolo del filato, catena e trama in esso impiegato. Tutti filati a marchio Lana Gatto”. Un documento di raro valore che entra di diritto a far parte della storia”.