Sergio Sala è un Ingegnere informatico atipico. Complice l’aver lavorato per 38 anni nel settore tessile acquisendo esperienza su tutta la filiera, allo sviluppo di software e piattaforme IT, ha sostituito lo sviluppo di progetti legati a doppio filo con il mondo della moda e del tessile, come l’ideazione di una tecnologia green destinata al lavaggio industriale. Una soluzione sostenibile che abbiamo da subito sostenuto – la ditta IAFIL spa per cui Sergio lavora da 16 anni collabora da tempo con Tollegno 1900 ed essendo le due realtà non direttamente concorrenti è stato deciso di percorrere una strada comune nel nome del rispetto ambientale, ndr – e adottato, utilizzandola per la maggior parte dei nostri tessuti.
Washingballs e Brushing balls: non semplici sfere, ma tools di un’idea dal forte impatto eco. Quando nasce?
L’idea è nata tre anni fa per rispondere all’esigenza di follare i filati Biologici certificati GOTS mantenendo l’organicità della fibra. Dopo l’approvazione del brevetto, la Comunità Europea mi ha premiato con l’assegnazione del “seal of excellence”, che mi ha permesso di divulgare la tecnica velocemente. Nel 2016, anno di inizio ufficiale della ricerca, non esisteva ancora una particolare sensibilità Green nell’opinione pubblica, ma ciononostante sono riuscito a sviluppare un prodotto che permettesse di effettuare i trattamenti industriali con risparmio del 70% d’acqua e dell’85% di energia.
Un risultato considerevole! Ma come si ottiene?
Le sfere, introdotte nel lavaggio, girando continuamente nell’acqua, inducono un cambio veloce dei campi magnetici causato dal neodimio (una delle 17 terre rare conosciute, che può essere trovata, nelle case, nei televisori a colori, lampade fluorescenti, lampade a risparmio energetico e vetri, ndr).
L’acqua, “bombardata” e in continuo movimento, scompone al suo interno le molecole di calcare dando origine a un nuovo e innocuo cristallo chiamato Aragonite. Contemporaneamente vengono liberate nel liquido una molecola di idrogeno e una di anidride carbonica, mentre una molecola biatomica di ossigeno viene slegata. Tecnicamente si dice che l’acqua viene “aragonizzata”: il nuovo cristallo rimane in sospensione e viene asportato dallo stesso scorrere del liquido, mentre si forma una nuova molecola di bicarbonato. Il risultato è che l’acqua ha un potere detergente superiore. La reazione chimica generata, prima crea un picco di PH per pochi minuti che la basicizza, ma subito dopo stabilizza il PH sul valore di 7,2.
Dopo questa scomposizione cosa accade?
Si assiste alla formazione dell’idrogenocarbonato di sodio o carbonato acido di sodio o carbonato monosodico che è un sale di sodio dell’acido carbonico.
La sua ricerca ha portato però anche ad altri risultati…
Sono riuscito a sfruttare l’energia meccanica della rotazione del tumbler, altrimenti perduta, ricoprendo le sfere con degli anelli di nylon che effettuano una pettinatura della fibra permettendogli di rigonfiarsi e ammorbidirsi.
Una triplice utilità dunque: risparmio di energia ed acqua nel lavaggio, massima igienizzazione grazie alla liberazione di una molecola biatomica di ossigeno e ammorbidimento della fibra. Da queste premesse non ci possono che essere ulteriori passi in avanti..
Oggi ci sono due importanti novità: la prima è l’evoluzione delle Washingballs proposte nella versione “Silver”. Gli 0,6 grammi d’argento puro al 99,99% impiegati nel loro interno, a contatto dell’acqua ossidano e sprigionano ioni d’argento che hanno un forte potere sterilizzante, favorendo l’eliminazione di batteri e virus. Le nano particelle d’argento sono infatti in grado di inibire l’infezione da virus e prevenire l’ingresso virale. Recenti test di laboratorio svolti dalla Fondazione I.R.C.C.S. Policlinico San Matteo di Pavia, confermano inoltre che l’argento 99,99% risulta efficace anche contro il virus Sars-Cov-2 responsabile del Covid-19.
La seconda novità?
Possiamo definirla il completamento di tutto il progetto delle Sfere: la creazione di una macchina per lavaggio industriale a circuito chiuso, già in funzione da tre mesi in IAFIL. Tramite la costruzione di un filtro biologico molto articolato, siamo riusciti a riciclare il 96% dell’acqua purificandola e rendendola subito utilizzabile per un lavaggio successivo. Questo filtro, che ho definito “acceleratore biologico”, non solo digerisce tutti gli sfridi di lavorazione sia di derivazione vegetale che animale, ma riesce anche a decomporre le micro plastiche derivanti dai lavaggi di tessuti sintetici come, ad esempio, la felpa. Il famoso batterio denominato “ideonella sakaiensis” mangiaplastica scoperto dai ricercatori di Kioto e pubblicato sulla rivista science nel 2016, è stato introdotto nella colonia batterica del filtro in descrizione.
Plus ulteriore del filtro è la #zeromanutenzione…
Non solo, ma più viene usato e più è performante: essendo un filtro con batteri sia aerobici che anerobici riesce a modificarsi con il tempo per ospitare colonie di batteri dedicate agli elementi che introduciamo, creando di fatto un ecosistema naturale.