La Woolmark Performance Challenge è una piattaforma open source per la risoluzione dei problemi progettata per facilitare soluzioni di prodotto innovative e lungimiranti per il mercato dello sport e delle prestazioni, sfruttando le proprietà naturali uniche della lana merino australiana. L’iniziativa è stata lanciata da The Woolmark Company nel 2018, in collaborazione con adidas, invitando gli studenti delle università del Nord America e dell’Europa a proporre il proprio progetto in cui la lana ha avuto un ruolo principale su un tema definito. Più di 500 studenti provenienti da 58 università hanno raccolto la sfida per la prima edizione; al secondo, sempre in collaborazione con il noto marchio di abbigliamento sportivo, sono stati 1000. L’edizione 2020 è stata ancora più seguita, ricevendo più di 1300 iscrizioni. Gestita in collaborazione con Helly Hansen, leader mondiale nell’abbigliamento tecnico per la vela, la terza edizione ha proposto come focus il design di capi performanti che tengano conto delle esigenze dei velisti “Ocean Racing”.
“In un momento in cui l’inquinamento da plastica nei nostri oceani è un grosso problema”, spiega il brief del 2020 “i marinai sono alla ricerca di alternative agli indumenti a base di petrolio per mantenersi caldi e asciutti”. Partendo da questa premessa, la sfida 2020 ha chiesto ai partecipanti di utilizzare la lana Merino in un moderno abbigliamento da vela altamente tecnico. Tre i premi in palio per i migliori elaborati: due stage retribuiti della durata di tre mesi presso Helly Hansen e The Woolmark Company con un gettone cash di 1000 euro; e una borsa di studio di ricerca di 10.000 euro assegnata anche da The Woolmark Company.
Un ulteriore riconoscimento istituzionale del valore di 10.000 euro è stato previsto per l’università con il maggior numero complessivo di iscrizioni al concorso. I vari premi sono stati assegnati rispettivamente a Carly Conduff (University of Oregon), Bettina Blomstedt (University of Aalto, Finland), Younghwan Kim (Kookmin University – Korea) e al Politecnico di Milano.
Per il suo premio, The Woolmark Company ha organizzato per Bettina Blomstedt uno stage presso diverse aziende della filiera con le quali ha rapporti di lunga data come Tollegno 1900, Shima Seiki e D-House by Studio Dyloan e, al termine, 6 settimane presso lo studio BYBORRE di Amsterdam. Si tratta di un’interessante opportunità per la stilista finlandese che ha meritato di salire sul podio della sfida grazie a un design in cui ha saputo fondere le più avanzate tecnologie della maglieria con quelle tradizionali. La soddisfazione nel riuscire a centrare il bersaglio, si legge nelle sue parole.
Bettina, innanzitutto, perchè hai deciso di partecipare al Woolmark Performance Challenge?
Come designer tessile ero entusiasta di partecipare a un concorso centrato sulla conoscenza scientifica e tecnica dei tessuti e delle fibre tessili. Il brief ricevuto dall’organizzazione mi ha immediatamente stimolato, suscitando idee e intuizioni. Non potevo che partecipare.
Come hai sviluppato il progetto che ti ha portato alla vittoria? Cosa ti ha ispirato?
Ho iniziato lo sviluppo del mio progetto studiando la lana e le sue proprietà intrinseche. Ho esplorato il filato in molte delle sue sfaccettature, lavorando a maglia campioni e sperimentando tecniche di infeltrimento. Partendo dal tema focus della competizione ho intervistato tre velisti finlandesi per capire meglio le esigenze che riscontravano stando in mare. Mi sono quindi lasciata ispirare dalle prestazioni eccezionali della lana merino, arrivando a decidere di lavorare solamente con fibre naturali per la mia realizzazione.
Concretamente come hai proceduto?
La lana viene spesso mischiata con la poliammide per rinforzare il filato, ma per evitare l’unione di naturale e sintetico che porta a sfide nel riciclaggio a fine vita di un capo, ho deciso di migliorarne la resistenza impiegando un’altra fibra naturale: la canapa.
Un’intuizione che ha meritato il podio. Il premio che hai vinto include uno stage retribuito di tre mesi presso The Woolmark Company. Cosa ti aspetti da questa esperienza?
In ottica di crescita professionale spero di stabilire buoni contatti all’interno del settore e di poter avere una formazione più puntuale sui processi che scandiscono la filiera. Ma soprattutto conto di incontrare persone con la mia stessa visione e passione per i tessuti.
Tra le aziende con cui avrai modo di confrontarti c’è anche Tollegno 1900 dove hai appena concluso il tuo stage di 2 settimane. Quali competenze hai acquisito?
Durante il mio stage in Tollegno 1900 ho avuto la fortuna di lavorare con un team straordinario che condivideva il mio entusiasmo per i filati e i colori. Ho potuto capire come nasce concretamente una collezione e come si scelgono i colori, ma ho anche appreso i metodi di test e di analisi delle fibre di lana. Visitando la tintoria ho inoltre potuto vedere come vengono tinti e finiti i filati. Oltre agli aspetti più tecnici, ho anche toccato con mano quelli relazionali comprendendo le connessioni che si stabiliscono tra produttori di filati italiani e clienti.
Il tuo zaino si sta arricchendo di nuove conoscenze che sicuramente potrai impiegare anche nel tuo progetto di tirocinio, naturale continuazione di quello che hai presentato al concorso. Di cosa si tratta?
Con questo secondo progetto voglio sviluppare tessuti a maglia con una maggiore resistenza all’abrasione utilizzando solo fibre naturali. Nello specifico impiegherò solo lana e lino.